Quante
fototrappole comprare?
È la domanda tipica
per chiunque voglia iniziare un progetto di studio
attraverso fototrappole. Purtroppo però non esiste
una risposta universale perché il numero di
fototrappole da utilizzare in un progetto dipende da
numerosissimi fattori quali ad esempio: il budget
economico, la dimensione dell’area di studio, il
lavoro necessario per controllare le fototrappole,
le specie target (più o meno elusive) etc.
Nei paragrafi
successivi verranno descritte le principali
applicazioni scientifiche del fototrappolaggio e per
ognuna si cercherà di fornire informazioni sul
numero minimo di fototrappole da utilizzare in base
al tipo di studio.
Tipologia di
studio |
Strategia di
posizionamento |
Spaziatura
tra i punti di trappolaggio |
Numero di
punti di trappolaggio |
Numero di
giorni di trappolaggio per punto |
Sforzo di
campionamento totale |
Durata dello
studio |
Presenza/Assenza e Checklist |
Opportunistico e mirato |
Non c’è un minimo |
Idealmente più di 20 |
Non c’è un minimo ma più di 30
idealmente |
Non c’è un minimo ma idealmente più di
1000 |
Non c’è una durata massima |
Diversità |
Random |
Idealmente più di 1 km |
Un minimo di 20, idealmente almeno 50 o
più |
Idealmente almeno o più di 30
|
Idealmente più di 1000 |
Idealmente meno di 6 mesi |
Abbondanza relativa |
Random |
Non c’è un minimo ma idealmente
maggiore di 1 Km |
Un minimo di 20, idealmente almeno 50 o
più |
Non c’è un minimo ma idealmente un
numero uguale o maggiore di 30 |
Idealmente più di 2000 |
Non c’è un massimo ma idealmente meno
di 12 mesi |
Cattura/Ricattura |
Opportunistico e mirato |
Dipende dall’home-range, tipicamente
1-4 km |
Un minimo di 20, idealmente almeno 40 o
più |
Almeno o più di 30 per le specie
comuni; da 60 a 120 per specie più difficili
da documentare |
Più di mille per la maggioranza delle
specie; più di 3500 per specie più difficili
da documentare |
Dipende dalla specie studiata;
idealmente meno di 3 mesi |
REM |
Random |
Non c’è un minimo ma idealmente
maggiore di 1Km |
Un minimo di 20, idealmente almeno 50 o
più |
Non c’è un minimo ma idealmente un
numero uguale o maggiore di 30 |
Idealmente più di 2000; si può arrivare
a 10.000 se si vuole stimare anche
l’attività e la velocità dei soggetti |
Non c’è un massimo ma idealmente meno
di 12 mesi |
Occupancy |
Opportunistico e mirato o random |
La spaziatura minima dovrebbe essere
maggiore dell’home-range della specie
studiata; solitamente almeno 1 km o più |
Un minimo di 40, idealmente almeno 100
o più |
Almeno o più di 30 per le specie
comuni; da 80 a 100 per specie più difficili
da documentare |
Più di mille sono sufficienti per la
maggioranza delle specie; per specie rare e
difficilmente documentabili si può arrivare
a più di 5000 |
Dipende dalla specie studiata;
idealmente meno di 6 mesi |
Studi etologici |
Di solito opportunistico e mirato |
Dipende dagli obiettivi dello studio |
Dipende dagli obiettivi dello studio |
Dipende dagli obiettivi dello studio |
Dipende dagli obiettivi dello studio |
Dipende dagli obiettivi dello studio |
Le tecniche dettagliate,
le attrezzature, i trucchi e i segreti del fototrappolaggio sono
approfonditi nel
manuale avanzato di fototrappolaggio
Gli studi su
presenza/assenza rispondono alla domanda base degli
studi di ecologia di popolazione: una specie è
presente nell’area di studio? Oppure “quali specie
sono presenti nell’area di studio?” (nel caso degli
inventari o Check-list).
Quali fototrappole
scegliere:
Allo scopo di
massimizzare la probabilità di “catturare” una
specie o il maggior numero possibile di specie è
necessario usare fototrappole con:
-triggger-speed
veloce
-un campo d’azione
del PIR ampio
-ottima autonomia,
così da poter essere lasciate sul campo per molto
tempo senza bisogno di controlli (almeno 30 giorni);
per questo motivo le trappole saranno sempre
impostate in modalità foto con al massimo una
raffica di 3 scatti consecutivi; poiché le foto sono
sempre interpolate è bene impostare la qualità
minore disponibile (che solitamente corrisponde alla
vera qualità del sensore della fototrappola).
-Per evitare di
spaventare gli animali è meglio usare illuminatori
all’infrarosso. L’infrarosso invisibile è però
sconsigliato in quanto producendo poca luce può
rendere difficile l’identificazione delle specie e
produrre foto di scarsa qualità (si può ovviare
all’eventuale problema del disturbo posizionando le
fototrappole dall’alto); in alcuni casi particolari
l’uso di flash a condensatore può risultare molto
utile per identificare meglio certe specie
-Lenti aggiuntive
macro se si lavora su piccoli uccelli o
micromammiferi
Che numero di
fototrappole serve:
Il numero di
fototrappole da utilizzare dipende dalla dimensione
dell’area, dal numero di Habitat diversi presenti
nell’area e dal tempo disponibile; se non si hanno
limiti di tempo si può partire anche solo con 10
fototrappole per aree non molto vaste, esse dovranno
però lavorare almeno per un intero anno (3650 giorni
di fototrappolaggio).
Posizione delle
fototrappole:
Le fototrappole vanno
posizionate in modo tale da massimizzare la
probabilità di individuare la specie di interesse o
il maggior numero di specie possibile; esse vanno
quindi posizionate in punti dove è più probabile
“catturare” fotograficamente o con video le specie.
Ovviamente individuare questi punti richiede una
buona conoscenza della bio-eco-etologia della specie
ad esempio zone di foraggiamento, punti di
abbeverata, percorsi etc.
Area di trappolamento:
Uno studio condotto
da Tobler et al. (2008) ha mostrato che la
dimensione dell’area dove trappolare non influenza
il numero di specie che possono essere individuate
dalle fototrappole; è logisticamente più efficiente
quindi usare un’area di trappola mento più piccola
possibile ma che sia allo stesso tempo
rappresentativa della totalità degli habitat; se
nella zona sono presenti, per esempio, due diverse
tipologie di habitat e le fototrappole stanno
operando solo in uno dei due habitat i risultati
ottenuti ovviamente non valgono per l’altro habitat
non coperto dalle fototrappole
Sforzo di
campionamento:
Poiché per stabilire
la presenza di una specie è sufficiente una sola
foto o video, in teoria non c’è un numero preciso di
giorni di trappolaggio (camera-trap/day) da usare
come riferimento per questo tipo di studio. Comunque
la questione critica è quanto tempo è necessario per
massimizzare la probabilità di “documentare” una
specie o tutte le specie che vivono nell’area? In
genere le specie più comuni possono essere
individuate più rapidamente mentre le specie più
rare possono richiedere più tempo. In generale,
secondo alcuni studi (ad es Dillon & Kelly, 2007;Tobler
et al., 2008; Cheyene & Macdonald, 2011) sono
necessari dai 1000 ai 6000 giorni di trappolaggio
per individuare la presenza di una specie elusiva o
per massimizzare le probabilità di documentare la
maggior parte delle specie che vivono nell’area. Ad
esempio Tobler et al., (2008) hanno documentato solo
l’86% delle specie in un’area (24 di 28) dopo 2.340
giorni di trappolaggio mentre Silveria et al.,
(2003) hanno documentato solo il 64% delle specie
(16 di 28) in 1.035 giorni di fototrappolaggio.
Approfondimento: la
falsa assenza
Bisogna avere chiaro
in mente che il fatto di non aver documentato una
specie nell’area di studio non vuol dire che essa
sia assente; questo vale a prescindere dalla tecnica
usata, dal numero di fototrappole, dall’uso di
attrattivi etc, e vale soprattutto con specie molto
rare e/o criptiche e/o elusive. Dunque mentre una
foto o un video sono delle evidenze definitive che
quella specie è presente nell’area di studio, invece
non si possono trarre conclusioni sull’assenza della
specie se non è stata documentata dalle
fototrappole.
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Quali fototrappole
scegliere:
Poiché anche in
questo caso lo scopo è quello di cercare di
documentare quante più specie possibile presenti
nell’area le caratteristiche delle fototrappole da
utilizzare sono simili agli studi di
presenza/assenza o check-list dunque triggertime
veloci, buona qualità fotografica, grande campo
d’azione e ottima autonomia; l’infrarosso è
preferibile per disturbare il meno possibile (ma non
è necessario usare infrarosso invisibile a causa
della scarsa illuminazione che esso produce, in
sostituzione, per specie che potrebbero spaventarsi
è sufficiente posizionare le trappole dall’alto);
per l’identificazione di specie particolari può
essere utile usare fototrappole con flash a
condensatore a luce bianca.
Che numero di
fototrappole serve:
Come si vedrà
successivamente a proposito dello sforzo di
campionamento, per massimizzare le probabilità di
individuare più specie possibile nell’area sarà
necessario usare il numero maggiore di fototrappole,
soprattutto se l’area è vasta e/o se è composta da
diversi tipi di habitat. Un numero di 10 trappole è
il minimo per poter ottenere risultati sufficienti.
Posizione delle
fototrappole:
Dal punto di vista
logistico più vicine sono le fototrappole tra loro
meno sforzo sarà necessario per i controlli; ma è
importante che le trappole siano indipendenti l’una
dall’altra e dunque la spaziatura tra le
fototrappole deve assicurare che questa assunzione
venga rispettata. Una configurazione ottimale è
quella di posizionare le trappole a intervalli
regolari, con una distanza tra le fototrappole tanto
maggiore qunato più grande è il diametro dell’homerange
delle specie con homerange più grande presenti
nell’area. Le trappole devono essere posizionate in
posizioni randomizzate e non su punti ben precisi
come i percorsi o le fonti di acqua, il tutto però
coprendo i diversi tipi di habitat presenti
nell’area; questo è importante perché le diverse
specie sfruttano l’ambiente in cui vivono in modi
diversi, ad esempio alcuni animali evitano di usare
i percorsi tipici.
Area di trappolamento:
L’area di studio
dovrebbe essere grande abbastanza da coprire gli
habitat di interesse. Alcune specie infatti hanno
esigenze di habitat (o micro-habitat) molto
specifiche e dunque possono essere presenti solo in
un’habitat (o micro-habitat) e non negli altri.
Tobler et al., (2008) comunque hanno evidenziato nel
loro studio che la dimensione dell’area di
campionamento ha poca influenza sul numero di specie
individuate.
Sforzo di
campionamento:
E’ risaputo che il
numero di specie individuabili cresce con lo sforzo
di campionamento; più giorni/trappola si potranno
ottenere più specie probabilmente saranno
individuate. Le specie più comuni ovviamente
verranno individuate subito e più facilmente mentre
le specie più rare richiedono uno sforzo maggiore.
Dunque per avere i migliori risultati sarà
necessario far lavorare le fototrappole per lunghi
periodi, sicuramente più di un anno, anche perché
alcune specie possono essere assenti (per esempio
perché vanno in letargo) o essere meno attive e più
criptiche in certi periodi dell’anno.
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Come si è già detto
si distinguono due situazioni principali: la stima
della dimensione della popolazione in specie dove
gli individui non sono riconoscibili singolarmente
(in questo caso si usa il Random Encounter Model) e
la stima della dimensione della popolazione in
specie dove è possibile effettuare il riconoscimento
individuale, per esempio sfruttando particolari
caratteristiche del manto o marcando artificialmente
gli animali (in questo caso si usano i modelli di
cattura-ricattura).
Quali fototrappole
scegliere:
Le fototrappole anche
in questo caso vanno impostate solo in modalità
fotografica. A differenza dei due casi precedenti,
dove non era necessario stimare la quantità di
individui, negli studi quantitativi questo parametro
è molto importante.
Negli studi basati
sui modelli REM (Random Encounter Models), le
fototrappole adatte devono massimizzare la
probabilità di documentare la specie di interesse ma
devono consentire anche di fare dei conteggi
accurati; un trigger molto veloce e tempi di
intervallo molto brevi sono fondamentali così come
la possibilità di eseguire delle buone raffiche di
foto per poter tracciare gli animali allo scopo di
valutare la velocità di movimento; poiché la stima
delle velocità di movimento dei soggetti non deve
essere influenzata da variabili comportamentali come
la fuga causata dalla percezione delle fototrappole
è bene usare modelli con doppia ottica che quindi
non producono alcun rumore (a causa dello switcher
IR) e che abbiano anche illuminatori all’infrarosso
possibilmente di tipo invisibile al fine di
influenzare il meno possibile il comportamento dei
soggetti.
Quando invece lo
studio prevede la stima quantitativa basandosi su
modelli di cattura-ricattura è fondamentale che i
soggetti siano molto ben visibili nelle foto e
chiaramente identificabili; per questo sarà dunque
necessario utilizzare fototrappole con flash a
condensatore a luce bianca (allo Xenon) che produce
immagini chiare, dettagliate, a colori e senza il
rischio di mosso. Al limite vanno bene anche modelli
di fototrappole con led a luce bianca visibile; in
questo caso il rischio di immagini mosse è più
elevato ma non avendo un condensatore da ricaricare
il tempo di intervallo tra uno scatto e l’altro (recovery-time)
sarà molto più basso e sarà quindi possibile
impostare degli scatti a raffica; un maggior numero
di foto nonostante il rischio di mosso può comunque
consentire di riconoscere gli individui, col
vantaggio aggiuntivo di riprendere l’animale spesso
in posizioni diverse e facilitarne l’identificazione
individuale (alcuni pattern della pelliccia, per
esempio, possono essere visibili solo in alcune
posizioni e non in altre).
Che numero di
fototrappole serve:
Negli studi basati
sul modello cattura/ricattura, il numero di
fototrappole dipenderà dalla dimensione dell’area di
studio e dalla spaziatura tra le fototrappole; nei
paragrafi successivi verrà descritto come calcolare
l’area di studio e quale spaziatura devono avere le
fototrappole, da questi valori si potrà calcolare il
numero esatto di fototrappole necessarie.
Se lo studio è invece
basato sui modelli REM, si dovranno avere almeno 20
location come numero minimo ma idealmente sarebbe
meglio averne più di 50 così da poter ottenere stime
più precise; il numero di fototrappole necessarie
sarà dunque uguale al numero di location.
Posizione delle
fototrappole:
Se lo studio si basa
sui modelli di cattura-ricattura (dunque su specie
dove gli individui sono riconoscibili singolarmente)
per massimizzare la probabilità di documentare la
specie che si sta studiando, le fototrappole vanno
posizionate nelle location più adatte per la specie,
quindi opportunisticamente per esempio presso punti
d’acqua o punti di alimentazione o nei percorsi
preferenziali etc. Le fototrappole vanno
posizionate su una griglia ideale, all’intersezione
delle celle quadrate della griglia e la distanza tra
le fototrappole deve esser abbastanza piccola per
evitare di ottenere stime di densità più basse a
causa della spaziatura tra le fototrappole. In
genere per specie piccole la distanza si aggira sui
500 metri mentre per specie più grandi può
raggiungere anche 1-4 km.
Se lo studio si basa
sui modelli REM invece l’assunzione più importante è
che le fototrappole siano posizionate casualmente
rispetto ai movimenti degli animali e che il
contatto tra gli animali e le fototrappole sia
indipendente; se un animale rimane davanti alla
fototrappola per periodo lungo facendo registrare
numerose foto, queste vanno considerate come un
unico incontro, fin quando l’animale non si
allontana dalla “detection zone” della fototrappola.
La spaziatura tra le fototrappole dovrà dunque
essere abbastanza ampia da evitare che due
fototrappole registrino lo stesso animale. L’altra
importante assunzione è che l’animale non sia
influenzato dalle fototrappole (per esempio attratto
o impaurito dalla fototrappola). La spaziatura tra
fototrappole può essere anche piccola in questo tipo
di studi ma deve comunque essere più ampia rispetto
al diametro dell’home-range della specie studiata,
allo scopo da assicurare l’indipendenza; in assenza
di informazioni sull’homer-range della specie
studiata è consigliata una distanza tra fototrappole
di 1-2 km.
Area di trappolamento:
Negli studi basati
sui modelli di cattura/ricattura, la dimensione
dell’area di studio deve essere sufficientemente
ampia da assicurare che abbastanza animali vengano
individuati così da produrre stime di abbondanza più
precise. Come regola generale (Maffei & Noss, 2008)
l’area di studio dovrebbe essere almeno quattro
volte più grande della dimensione dell’home-range
più piccolo tipico della specie indagata nello
studio.
Negli studi basati
sui modelli REM l’area di studio dipenderà dalla
spaziatura delle fototrappole, considerando che sono
necessarie circa 50 location per ottenere dati
statisticamente significativi e dipenderà dalla
biologia della specie studiata (ad esempio la
dimensione del suo home-range).
Sforzo di
campionamento:
Per studi basati sui
modelli di cattura/ricattura, lo sforzo di
campionamento in questo tipo di studi dipende da due
parametri:
1) ottenere un
campione sufficientemente ampio da poter eseguire
un’analisi statistica dei dati; la dimensione del
campione dipende dall’eterogeneità e dalle frequenze
di cattura/ricattura.
2) il periodo massimo
in cui una popolazione rimane “chiusa” dal punto di
vista demografico. Questo parametro dipende dalla
biologia della specie, generalmente 40-60 giorni è
il periodo massimo adatto a mammiferi di media e
grande taglia.
Se lo studio è basato
sui modelli REM saranno necessari almeno 30 giornate
di fototrappolaggio per ogni location. In linea
generale per molte specie di carnivori sono
necessarie almeno 2000 giorni di fototrappolaggio.
Se poi, nello studio, bisognerà misurare altri
parametri come la velocità di movimento ed il
livello di attività, sarà necessario un numero molto
maggiore di giorni di fototrappolaggio il che porta
ad uno sforzo di campionamento che pu ò arrivare
fino a 10.000 giorni di fototrappolaggio.
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Quali fototrappole
scegliere:
Fototrappole con
trigger-speed veloce sono molto utili per
massimizzare le probabilità di “cattura”; anche un
buon angolo d’azione, sia come sensore PIR sia come
obiettivo è particolarmente utile. Per massimizzare
l’autonomia le fototrappole vanno impostate in
modalità solo fotografica e per spaventare il meno
possibile i soggetti sarà sempre consigliabile l’uso
di Infrarosso, meglio se a 850 Nm.
Che numero di
fototrappole serve:
In genere gli studi
sulla distribuzione e occupancy richiedono un grande
numero di fototrapple per produrre dati
statisticamente significativi soprattutto quando si
vogliono studiare i cambiamenti di distribuzione/occupancy
lungo un certo periodo di tempo. Inoltre si è
appurato, attraverso delle simulazioni (Linkie et
al., 2007), che per incrementare l’accuratezza di
questo tipo di studi è consigliabile aumentare il
numero di fototrappole invece che aumentare il
numero di giorni di fototrappolaggio.
Posizione delle
fototrappole:
Le fototrappole
devono essere posizionate su una griglia regolare
con circa la stessa distanza tra una trappola e
l’altra. Il posizionamento delle fototrappole,
inoltre, deve essere random, evitando di sfruttare
location più favorite come punti d’acqua, percorsi,
punti di alimentazione etc.
Area di trappolamento:
Le fototrappole
devono coprire tutte le diverse tipologie di habitat
presenti nell’area di studio. Se possibile la
distanza tra le fototrappole dovrebbe essere
maggiore del diametro medio dell’homerange della
specie studiata, per evitare l’autocorrelazione
spaziale.
Sforzo di
campionamento:
Il tempo necessario
dipende moltissimo dalla probabilità di
individuazione della specie studiata; maggiore è
questa probabilità e meno giorni di fototrappolaggio
saranno necessari per raccogliere la quantità di
dati necessari.
Gli studi sul
comportamento animale possono essere di tante
tipologie, dallo studio delle interazioni intra- o
inter-specifiche agli studi sull’alimentazione o
sulla riproduzione e così via; la scelta delle
fototrappole adatte è dunque molto variabile, in
funzione del tipo di studio che si vuole realizzare.
A differenza delle
tecniche descritte nei paragrafi precedenti, nel
caso degli studi etologici sarà quasi sempre
necessario impostare la fototrappola per registrare
video; il video infatti contiene molte più
informazioni rispetto alle foto e si presta
particolarmente per gli studi etologici; e
altrettanto spesso sarà utile attivare anche la
registrazione dell’audio, che può fornire importanti
informazioni comportamentali. Negli studi
sull’alimentazione, invece, sarà utile sfruttare
fototrappole con elevata qualità di immagine in
modalità fotografica e trigger speed veloci, ad
esempio posizionandole sui nidi dei rapaci per
valutare le prede portate dai genitori ai pulli.
Studiando specie
notturne, come i Mammiferi o i rapaci notturni sarà
importante utilizzare fototrappole dotate di
infrarosso e non con led visibili che possano
spaventare i soggetti; in alcuni casi soprattutto
con Mammiferi particolarmente sospettosi sarà utile
sfruttare fototrappole con infrarosso invisibile (no-glos,
940 Nm).
Proprio per la grande
variabilità degli studi etologici è difficile dare
delle linee guida precise sul numero di fototrappole
da utilizzare, il loro posizionamento, lo sforzo di
campionamento etc.