Un suono è prodotto da
una vibrazione meccanica di un organo (come la siringe
degli uccelli o la laringe umana) o un oggetto e si
trasmette attraverso un mezzo che può essere l’aria,
l’acqua o un solido sotto forma di fluttuazioni
periodiche della pressione atmosferica (dette onde
acustiche) le quali si diffondono in tutte le direzioni
con uguale velocità; al passaggio dell’onda acustica
ogni particella del mezzo oscilla; il numero di onde o
cicli, cioè di oscillazioni al secondo indica la
frequenza del suono ed è espresso in hertz (Hz), un
hertz corrisponde a un ciclo al secondo (c/s).
Le onde acustiche possono
essere percepite dagli animali attraverso appositi
recettori che trasformano il segnale meccanico in
impulsi nervosi che vengono poi elaborati dal cervello.
L’orecchio umano può percepire fluttuazioni con
frequenza compresa tra 20 Hz e 20 kHz (kHz: kilo-hertz
cioè migliaia di hertz) ma altri Mammiferi come ad
esempio i cetacei o i chirotteri possono produrre e
percepire suoni con frequenze molto più alte, comprese
tra i 20kHz e i 200 kHz (dette ultrasuoni) mentre gli
elefanti possono produrre e percepire suoni con
frequenza molto bassa, inferiore ai 20 Hz e questi suoni
sono detti infrasuoni.
Un suono puro è
caratterizzato da una frequenza, una ampiezza e una
forma d’onda costanti, cioè che non variano nel tempo. I
suoni in realtà sono quasi sempre più complessi rispetto
al suono puro, non sono stazionari ma vengono modulati
nei loro parametri (frequenza, ampiezza, forma d’onda)
così poter trasportare molte più informazioni in un
unico segnale acustico.
Frequenza
(Hz): numero di oscillazioni al secondo.
Determina l’altezza di un suono (suoni gravi
o acuti)
Ampiezza (Amplitude):
dimensione delle onde e loro scostamento
dalla linea di equilibrio. Determina
l’intensità di un suono cioè il volume.
Volume (Db)
(sinonimo di intensità)
Forma d’onda:
determina il timbro di un suono quando vi è
presenza di componenti armoniche.
Tempo (s,
ms)
Per analizzare un suono è
dunque necessario descrivere le variazioni dei parametri
(frequenza, ampiezza e forma d’onda) nel tempo; ciò può
essere fatto attraverso lo spettrogramma o sonogramma.
Oggi è facile generare i sonogrammi attraverso appositi
programmi per computer. I sonogrammi consentono di
studiare “visivamente” le vocalizzazioni, misurare con
precisione i loro parametri e confrontarle.
In questa sezione vedremo
come si procede all’analisi bioacustica delle
vocalizzazioni. Si possono analizzare vocalizzazioni
prelevate da internet, dove vi sono tanti siti con
archivi anche molto vasti, oppure le vocalizzazioni che
si registrano personalmente. Per l’analisi saranno
necessari degli appositi softwares di bioacustica, ma
può essere utile, come prima fase, elaborare le
registrazioni con dei normali software di elaborazione
audio, soprattutto nel caso di registrazioni fatte
personalmente.
I softwares utilizzati
per lo studio delle vocalizzazioni sono di due tipi
principali perché svolgono due tipologie di funzioni
(anche se alcuni software specifici di bioacustica e
professionali possono svolgere tutte le funzioni
insieme).
1) Elaborazione dei
files audio (post-produzione)
Questa è la prima fase
per la creazione di una collezione di vocalizzazioni
digitali e anche per l’eventuale successivo studio. Una
post-produzione audio consente di migliorare la qualità
delle registrazioni, tagliarle, convertirle e prepararle
per essere analizzate e/o archiviate. Ovviamente questo
tipo di elaborazione non può fare miracoli, se una
registrazione è di scarsa qualità difficilmente potremo
ottenere risultati strabilianti. L’ideale sarebbe di
cercare di registrare sempre nelle condizioni migliori,
limitando il più possibile le distanze così da ottenere
files audio che non necessitano una pesante
elaborazione. Per ottenere i risultati migliori si
ricorda che è sempre importante registrare in formati
non compressi (Wav ad esempio) così da sfruttare al
massimo il range dinamico dell’equipaggiamento
utilizzato (microfono e registratore digitale). La
post-produzione purtroppo non fa miracoli, ad esempio se
una registrazione è fatta a grande distanza dunque è a
volume basso ma c’è molto rumore ambientale, non c’è
modo di amplificarla senza amplificare anche il rumore
ambientale o se una registrazione ha molto disturbo e il
disturbo è sulle stesse frequenze della vocalizzazione
non c’è modo di isolare solo la vocalizzazione senza
rovinarla tagliando via delle frequenze importanti.
Per la postproduzione si
possono usare softwares di vario tipo, da quelli
professionali (che sono più complessi da imparare a
usare ma offrono prestazioni elevate) a quelli più
semplici e gratuiti. Tra i softwares gratuiti
Audacity
è il più consigliato.
Le operazioni principali
durante la fase di elaborazione degli audio sono le
seguenti:
a) Tagliare i files
audio
Spesso si fanno
registrazioni più lunghe rispetto alla vocalizzazione
che si voleva registrare, o sono presenti rumori di
disturbo (un urto sul microfono, un’automobile etc)
oppure si lascia appositamente il registratore in
registrazione continua per essere sicuri di catturare
una vocalizzazione. È utilissimo dunque “tagliare” i
files audio tenendo solo la parte che ci interessa e
buttando via il resto, così da avere una collezione più
ordinata e che occupa meno spazio in memoria.
b) Convertire i
formati
Come si è già detto è
consigliabile registrare sempre con un formato audio in
alta qualità e non compresso come il wav; dopo aver
analizzato ed elaborato questi files audio nel computer
di casa non è più necessario, se si vuole risparmiare
spazio, tenere i files wav originali oppure si ha
comunque esigenza di inviare i files ad amici o
pubblicarli sul web, in questo caso è comodo convertire
i files in un formato compresso come l’mp3. In alcuni
casi, se si utilizza una fotocamera o videocamera per
registrare video con audio è importante estrarre il file
audio dal video, in questo caso un software gratuito e
molto utile è
FormatFactory.
c) Aumentare il volume
Se la registrazione è di
buona qualità, senza alcun disturbo ambientale ma a
distanza, è possibile in post-produzione aumentare il
volume tramite i software di audio-processing ma senza
esagerare troppo per evitare di distorcere troppo il
suono o di amplificare anche eventuali disturbi
ambientali.
d) Eliminare/ridurre
il disturbo, tagliare le bande di frequenza
Invece che usare filtri
high-pass per eliminare il rumore sul microfono e/o sul
registratore digitale, è meglio operare questo
filtraggio in post-produzione. Il rumore solitamente si
concentra sulle frequenze basse e in genere le
vocalizzazioni degli uccelli sono su frequenze più alte
ma tagliare a priori le basse frequenze nella fase di
registrazione può eliminare dati molto importanti;
dunque è bene effettuare questa operazione solo dopo,
una volta a casa e in modo manuale, dunque con la
possibilità indicare sotto quale frequenza (quella più
bassa della vocalizzazione) tagliare le altre frequenze.
2) Analisi dei suoni
In questo caso si usano
softwares specifici che non fanno altro che generare un
sonogramma dettagliato dei suoni che gli abbiamo “dato
in pasto” e consentono di misurare i diversi parametri
del sonogramma. Anche in questo caso sono disponibili
diversi softwares alcuni più semplici e gratuiti altri
più professionali e a pagamento.
Programma leggero e
gratuito a due canali audio per l'analisi dello spettro
acustico. Apre solo files in formato .wav. Fornisce un
sonogramma in alta definizione che può essere esportato
come immagine.
Un software gratuito
semplice ma efficace per l’analisi bioacustica; questo
programma mostra la forma d’onda, il tono e lo
spettrogramma dei files audio caricati (solo in formato
.wav). Semplice da usare, non richiede installazione, è
compatibile con sistemi operativi Windows (manuale
in pdf)
Ci sono tre principali
tipologie di grafici che possono mostrare graficamente
un suono, ma quello usato principalmente è il
sonogramma.
1) Forma d’onda (Amplitude
Wave Form)
In questo grafico vengono
illustrate nell’asse y le fluttuazioni dell’intensità
(volume, misurato in dB) nel tempo (asse x)
Grafico Wave Form del
canto di un maschio di allocco
2) Spettrogramma della
potenza (Power Spettrogram)
Mostra l’andamento delle
frequenze in relazione al volume in un segmento del
suono o sull’intero suono.
3) Sonogramma
Questo particolare tipo
di grafico riesce a mostrare in modo bidimensionale 3
tipologie di informazioni che altrimenti richiederebbero
un grafico tridimensionale. Nell’asse x viene mostrato
il tempo (in secondi) mentre nell’asse y viene mostrato
il picco delle frequenze (in KHz), ma è presente anche
un’informazione sul volume (dB) attraverso una scala di
colori o di grigi.
Sonogramma dello stesso
canto di maschio di allocco del grafico precedente
Il sonogramma è la
rappresentazione grafica dei suoni più utile per gli
studi di bioacustica. Con l’uso di appositi softwares
per generare i sonogrammi è inoltre possibile variare la
risoluzione temporale e delle frequenze e rappresentare
le intensità con differenti scale di colori; inoltre è
possibile tagliare o filtrare le frequenze indesiderate
e misurare con precisione tutti i parametri di interesse
come le frequenze, il loro range, la durata delle pause
o delle note etc.
Come si è già detto le
vocalizzazioni animali sono composte da diverse
tipologie di elementi, alcune semplici e facilmente
distinguibili altre complesse e che mostrano cambiamenti
di velocità e/o frequenza nel tempo. Questi cambiamenti
possono essere captati dall’orecchio umano con molta
difficoltà ma possono diventare molto chiari quando il
suono viene registrato e rappresentato graficamente in
un sonogramma.
Un sonogramma si legge da
sinistra a destra, dunque seguendo l’asse temporale (x)
solitamente misurata in secondi (s, sec). Nei sonogrammi
si usano anche scale di colori o di grigio per indicare
l’intensità del suono in quel punto (nel caso della
scala di grigi le zone più scure sono quelle dove
l’intensità del suono è maggiore). Dunque a ogni punto
del sonogramma corrispondono 3 valori: il tempo (sec, o
msec), la frequenza (Hz o KHz) e l’intensità del suono
(db); i software di bioacustica consentono di
selezionare qualsiasi punto si voglia nel sonogramma
attraverso un apposito puntatore.
I software per creare
sonogrammi consentono anche di ascoltare la
vocalizzazione mentre una barra mobile scorre lungo il
sonogramma così da far capire meglio a quale suono
corrisponde ogni parte del fotogramma; per capire meglio
come “visualizzare” un suono si può anche ascoltare
l’audio separatamente mentre si osserva l’immagine del
sonogramma.
L’elemento base: la nota
Una “nota” è la più
piccola unità sonora di una vocalizzazione che si può
vedere in un sonogramma sottoforma di una traccia sonora
continua; è un evento acustico singolo e può essere
costituita da un suono puro con frequenza costante, come
nel caso di un fischio, oppure con frequenza e ampiezza
modulate; una nota può anche avere una struttura
armonica cioè può avere toni con frequenza multipla
della frequenza fondamentale (cioè la frequenza più
bassa) oppure può essere composta da una serie di
impulsi o da una banda di rumore. Il numero e
l’intensità delle componenti armoniche determina il
timbro del suono.
È una struttura
gerarchica, la sequenza totale della vocalizzazione può
essere anche molto lunga, da pochi secondi a qualche
minuto ed è formata da unità più piccole cioè le frasi o
motivo; ogni frase o motivo si può ripetere in maniera
uguale o può cambiare ma in ogni caso è composta da
sillabe; ogni singola sillaba è a sua volta formata da
singoli elementi o note. È però da notare che i confini
tra i vari elementi di una vocalizzazione come le frasi,
le sillabe o gli elementi singoli sono spesso poco
chiari e non sempre si riesce a distinguerli in maniera
chiara in un sonogramma; alcune specie hanno
vocalizzazioni molto complesse con confini poco definiti
tra le diverse componenti.
Nell’analisi di una
vocalizzazione attraverso il sonogramma vi sono 6
principali aspetti che possono essere analizzati: la
durata, il picco di frequenza, l’intensità del suono, il
tono, la trama del suono. Analizziamole una per una:
1) Durata
La durata è il primo
parametro che si può osservare e misurare in sonogramma;
l’unità di misura solitamente sono i secondi o i
millisecondi. La durata può riferirsi a tutta l’intera
vocalizzazione, a una parte di essa (una frase o
motivo), a una sillaba, o a un singolo elemento o nota.
Ma le varie parti di una vocalizzazione sono separate da
spazi vuoti, anche la lunghezza di questi intervalli è
importante per l’analisi di una vocalizzazione
(intervalli tra motivi o frasi, tra sillabe, tra note
etc).
2) Picchi di frequenza
La seconda informazione
che ci fornisce un sonogramma è la frequenza o picco
(sull’asse y delle ordinate). Maggiore è la frequenza e
maggiore è il picco di un suono e si misura in hertz (Hz
o kHz); negli uccelli le frequenze sono comprese tra 1 e
10 kHz. Più in alto si trova un suono nel sonogramma
maggiore è il suo picco di frequenza.
Le singole note o sillabe
possono essere classificate in funzione della loro
frequenza e del modo in cui essa può variare. Si possono
distinguere le seguenti tipologie:
-Suono monotono: la
frequenza non cambia, appare come una linea orizzontale
sul sonogramma
-Suono crescente (upslurred):
la frequenza aumenta, appare come una linea inclinata
verso l’alto
-Suono decrescente (downslurred):
la frequenza si abbassa, appare come una linea inclinata
verso il basso
-Fischio (overslurred):
appare come una linea curva rivolta verso il basso, il
suono prima si alza in frequenza poi si abbassa, dunque
ha la maggiore intensità nella parte centrale. Se la
linea curva è al contrario, cioè rivolta verso l’alto (underslurred)
il suono inizia con una frequenza alta, che pian piano
si abbassa per poi tornare al valore alto alla fine, con
l’intensità minore posta al centro.
La terza informazione
fornita dal sonogramma è l’intensità del suono, questa
viene rappresentata da una scala di grigi (o da una
scala di colori) dove alle tonalità più chiare di grigio
(o ai colori più chiari) corrisponde una bassa intensità
del suono mentre alle tonalità più scure corrisponde
un’intensità maggiore del suono.
4) Frequenze
fondamentali e armoniche
Nelle vocalizzazioni
spesso sono presenti diverse frequenze e sono visibili
sullo spettrogramma. La frequenza più bassa (lowest-pitched)
è detta frequenza fondamentale o prima armonica. Poi si
possono avere altre armoniche (dette anche frequenze
parziali) che hanno frequenze via via più alte e sono
sempre multipli della frequenza più bassa (per esempio
un’armonica con frequenza fondamentale a 500 Hz presenta
anche frequenze a 1,0 kHz, 1,5 kHz e così via). Le
armoniche danno origine ai suoni nasali; la nasalità è
maggiore o minore in base alla scala di intensità del
suono delle varie armoniche (colori più chiari o più
scuri andando verso l’alto o verso il basso).
Le armoniche o sfumature
(“overtones”) sono rappresentate in un sonogramma da un
tipico pattern a scala dove una frequenza, quella
fondamentale, è quella più bassa. L’ampiezza relativa di
queste armoniche può variare modificando notevolmente la
qualità del suono; le sfumature a volte non sono
armoniche ma formano delle bande laterali nel
sonogramma.
5) Trama sonora
La trama sonora (“Sonic
texture”) descrive i pattern che si trovano all’interno
di una vocalizzazione ad esempio un motivo ripetuto
varie volte.
Note isolate e
sequenze
La presenza di questi
pattern e la trama sonora rendono le vocalizzazioni
uniche e facilmente distinguibili. In una vocalizzazione
dunque si possono trovare note singole ma anche note
ripetute in sequenza; nei canti è comune trovare
sequenze mentre i richiami solitamente sono costituiti
da suoni isolati. Il sonogramma aiuta anche a contare le
sillabe di una vocalizzazione e quindi si possono
distinguere suoni monosillabici, disillabici o
trisillabici.
Diversi tipi di note o
sillabe. La nota pura (1) si mantiene su una frequenza
singola e ha una certa durata nel tempo (circa 0,2
secondi); la nota modulata in frequenza (2) invece lungo
la sua durata copre diverse frequenze (circa da 3 a 5
kHz); quando la modulazione diventa molto rapida (4) si
ha una nota vibrata; il click (5) è una nota semplice
molto breve ma che si estende in un ampio range di
frequenze (circa da 2 a 6 kHz).
In una vocalizzazione
possono essere presenti anche delle sequenze più
complesse. Si procede in questo modo:
-per prima cosa si
controlla se le note nella sequenza sono simili o no,
cioè se sono ripetute
-a questo punto si
determina se le note possono essere facilmente separate
oppure no, questo si può sia vedere graficamente sul
sonogramma sia, in parte, si può sentire a udito, se è
possibile capire quando la prima nota finisce e inizia
la seconda oppure se la sequenza delle due note è
continua. Un altro modo per analizzare questo aspetto è
cercare di capire se è possibile contare quante note ci
sono oppure se il canto va molto veloce da non
permettere di capire la separazione tra le note.
Le frasi e le serie sono
suoni lenti, dove le singole note sono abbastanza lente
da poter essere distinte chiaramente; le frasi
contengono note uniche non ripetute, mentre le serie
contengono una nota ripetuta più volte.
I gorgheggi e i trilli
invece sono una versione velocizzata delle frasi e delle
serie, sono suoni veloci, dove le note sono difficili da
distinguere e contare (più di 8 note al secondo); a
questa velocità le note uniche si fondono a formare un
singolo suono gorgheggiato e le note simili si fondono a
formare un trillo.
Cambi di velocità e
picchi di frequenza, pattern di durata
È spesso possibile
scoprire alcune tendenze in una sequenza, cioè vedere
come evolve la sequenza dall’inizio alla fine.
Osservando la velocità e i picchi di frequenza si
possono distinguere vari tipi di pattern ad esempio
velocità crescente o decrescente, frequenza crescente o
decrescente.
Se gli elementi in una
serie diventano sempre più strettamente vicini man mano
che si scorre lungo l’asse temporale del sonogramma vuol
dire che la serie sta accelerando e viceversa.
Le frasi, le serie, i
gorgheggi e i trilli possono anche cambiare nel picco di
frequenza lungo l’asse temporale. Per esempio un
gorgheggio può avere un andamento da frequenze più basse
a frequenze più alte (upslurred) oppure, all’inverso, da
frequenze più alte a frequenze più basse (downslurred).
Serie complesse
In alcuni casi gli
elementi ripetuti di una serie consistono essi stessi di
note multiple; una serie di singole sillabe ripetute è
detta serie semplice, mentre un distico è formato dalla
ripetizione di una parola formata da due sillabe e un
trittico invece è formato da parole ripetute ciascuna
formata da tre sillabe.
È una caratteristica
spesso soggettiva e difficile da descrivere con
precisione. Si riferisce alla “forma” di un suono
rappresentato su un sonogramma. Un modo per descrivere
il tono è quello di usare i parametri di modulazione,
chiarezza e durata/frequenza
Modulazione
Questo parametro
quantifica i cambiamenti nei picchi di frequenza che
avvengono in un singolo suono. I suoni altamente
modulati sono suoni in cui le frequenze variano
moltissimo; mentre nei suoni non modulati la frequenza è
unica e questi suoni vengono detti “monotoni”. La
modulazione si può osservare in un sonogramma come una
serie di linee curvate verso il basso o verso l’alto
Chiarezza
Si dice che un suono è
chiaro quando la sua forma in un sonogramma è nitida e
ben definita, altrimenti si dice che il suono è rumoroso
o polifonico se ci sono diversi suoni che si
sovrappongono tra loro.
Vi sono una serie di
altri aggettivi (più o meno soggettivi) per descrivere
il tono di un suono come per esempio: suono nasale,
fischio, suono rumoroso, etc… Analizziamone alcuni:
Fischi: sono suoni molto
semplici, appaiono nel sonogramma come semplici linee
orizzontali, incurvate verso il basso (downblurred) e
con picchi di frequenza medi o alti, più è alta la loro
frequenza più i fischi diventano sottili e penetranti;
simile al fischio, come forma nel sonogramma, vi è il
bubbolìo (”hoot”) dei rapaci notturni e il tubare delle
tortore, ma ha frequenze più basse, meno di 1kHz dunque
si troveranno nella parte più bassa del sonogramma.
Un suono ronzante ha una
modulazione molto rapida con un pattern ripetitivo, ha
una struttura molto ondulata, parallela all’asse
orizzontale oppure tendente verso il basso o verso
l’alto.
Un “click” o un
ticchettio (“Tick sound”) è un suono è molto breve,
monosillabico e copre un ampio range di frequenze
infatti appare nel sonogramma come una linea dritta
verticale; ne sono esempi anche il tambureggio dei
picchi sul tronco, lo schiocco del becco di un gufo.
Un suono nasale è
costituito da molte armoniche ben definite; nel
sonogramma appare come un fischio cui si sovrappongono
altri fischi (armoniche); la prima linea quella più
bassa, corrisponde alla frequenza fondamentale, le altre
sono le frequenze parziali dette armoniche (seconda
armonica quella appena sopra la frequenza fondamentale,
terza armonica, quarta e così via, andando verso la
parte alta del sonogramma). La “nasalità” di questi
suoni dipende anche dall’intensità delle singole
armoniche e quindi dalla loro tonalità di colore; il
suono appare tanto più nasale quanto più le armoniche
alte sono scure; se invece è la fondamentale o le
armoniche più basse (per es la seconda) a essere più
scure il suono non sarà nasale ma più somigliante ad un
fischio.
Un suono rumoroso è
composto da frequenze multiple disposte in modo casuale,
nel sonogramma appare come un insieme di punti che
coprono in maniera casuale una superficie. I suoni
rumorosi possono apparire nel sonogramma con colori
diversi in funzione della loro intensità, colori più
scuri corrispondono a note più intense e colori chiari
corrispondono a note meno intense. Se la parte più scura
del suono è nella parte alta il rumore avrà un picco di
frequenza più alto mentre se la parte scura è posta in
basso il rumore sarà meno intenso. Esempi di suoni
rumorosi e aspri sono l’”hissing” del barbagianni e il
gracchiare della Ghiandaia.
Suoni polifonici: alcune
specie di uccelli possono emettere contemporaneamente
due suoni nello stesso momento (fischi o nasali), uno
per ciascun polmone; nel sonogramma questi suoni
polifonici appaiono con una struttura a linee che si
incrociano tra loro e in alcuni casi possono vagamente
somigliare ai suoni nasali.
Quali parametri si
utilizzano e si misurano per studiare i suoni attraverso
i sonogrammi? Vediamone alcuni tra quelli principali:
a) Struttura generale
della vocalizzazione
b) Durata dell’intera
vocalizzazione
c) Eventuale suddivisione
in frasi o motivi
d) Individuazione di
singole note se presenti
e) Individuazione delle
sillabe, loro durata, numero, spettro di frequenze ed
eventuali sillabe di transizione
f) Frequenza media
dell’intera vocalizzazione, Frequenza dominante (la
frequenza associata con la massima ampiezza del segnale,
misurata attraverso la scala di grigi o colori del
sonogramma quindi quella più scura).
g) Frequenza fondamentale
delle singole note (la frequenza più bassa) e loro
modulazione cioè la variazione tra la frequenza minima e
massima.
h) Analisi della sintassi
cioè l’ordine delle note e la loro associazione lungo la
sequenza della vocalizzazione
Esempio di analisi di un canto 1
Sonogrammi di due differenti tipi di
canto nel repertorio del fringuello maschio.
Ogni canto (sonogramma sopra e sonogramma
sotto) può essere suddiviso in un trillo
seguito da una frase finale (uno squillo
complesso terminale). La serie di elementi
che compongono il trillo può essere a sua
volta suddivisa in sezioni (frasi o motivi)
composte da una serie di sillabe uguali; in
alcune sillabe si possono distinguere anche
le singole note. Il trillo di entrambi i
canti può essere suddiviso in 3 sezioni e in
alcuni casi tra una sezione e l’altra può
essere presente una sillaba di transizione.
Ridisegnato da:
Slater, P. J. B., and S. A.
Ince. “Cultural Evolution in Chaffinch Song.” Behaviour,
vol. 71, no. 1/2, 1979, pp. 146–166
Esempio di analisi di un canto 2
Parametri di tempo e frequenza misurati
nel sonogramma del canto di un allocco. Come
si può notare questa vocalizzazione è
costituita da 3 note, la prima di media
durata, la seconda molto breve, la terza più
lunga; la terza nota, a sua volta, si può
suddividere in due parti, come si vede dal
sonogramma: la prima parte è più modulata,
mentre la seconda parte è più vibrata
D1, D2, D3 è la durata delle note in
millisecondi;
I1, I2, I3 è la durata dell’intervallo
tra le note;
DTOT è la durata totale della
vocalizzazione.
FF, HF, LF: sono rispettivamente la
frequenza fondamentale, quella più alta e
quella più bassa.
DHL: è la differenza tra la frequenza
più alta e quella più bassa nella prima
nota.
FML e TAIL: rappresentano la durata
delle due parti della terza nota del canto,
la parte modulata (FML) e la parte vibrata (TAIL)
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