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Aspetti etici e legali della fotografia naturalistica: invertebrati

 

   

Indice

   
         
Introduzione   Aspetti generali Aspetti legali Linee guida

 

Empusa pennata, conhead mantis, Haubenfangschrecke, mantis palo, empuse commune,

 

A cura di Riccardo Poloni

 

Introduzione

Gli Invertebrati, inclusi gli insetti, sono tipici soggetti della fotografia così detta “macro” praticata da numerosissimi fotografi in tutto il territorio italiano.

Come per altre tipologie di fotografia naturalistica, anche tra i fotografi appassionati di macro si distinguono due fazioni, i “puristi” che, per un’etica personale, preferiscono non interagire in nessun modo col soggetto e con l’ambiente e fotografano in condizioni totalmente naturali e i “non-puristi” che utilizzano tecniche che prevedono lo spostamento del soggetto e/o una sua manipolazione al fine di avere la luce e lo sfondo migliore. Nel caso degli Insetti e molte altre specie di Inverterbati, la cattura e manipolazione dei soggetti non è vietata da alcuna legge, con l’eccezione di alcune specie particolarmente protette, dunque le pratiche fotografiche dei “non-puristi” non sono illegali e non possono essere criticate solo perché si appartine alla fazione dei “puristi”. Ovviamente c’è modo e modo per catturare un soggetto, per spostarlo e/o per maneggiarlo e queste operazioni vanno fatte con delicatezza, con tecnica, con conoscenza approfondita. Ovviamente anche per i “non-puristi” è da evitare certi tipi di pratiche assolutamente non etiche come ad esempio l’uccisione volontaria dei soggetti, l’uso di sostanze chimiche pericolose, l’uso di colla o altri sistemi per fissare gli insetti sui posatoi.

Mentre avere una certa etica è giusto e doveroso, gli estremismi dovrebbero sempre essere evitati. Criticare aspramente fotografi che, in modo del tutto legale, spostano un insetto, con le dovute cautele e le necessarie conoscenze, temporaneamente, per ottenere una foto migliore, non è il modo più giusto per confrontarsi con gli altri anche perché anche il fotografo “purista” con una certa super-etica ha i suoi scheletri nell’armadio:

-andare in auto per raggiungere il posto vuol dire uccidere “involontariamente” lungo tutto il tragitto decine di insetti

-Camminare a piedi nei prati anche facendo attenzione può avere le stesse conseguenze del punto precedente.

-Fotografare un insetto senza spostarlo significa muoversi molto intorno al soggetto per trovare l’inquadratura migliore, più libera da ostacoli etc ma questo può voler dire disturbare/uccidere tutti gli altri invertebrati nei dintorni

Come per tutti gli altri esseri viventi anche con gli artropodi e gli altri invertebrati vale la regola generale “prima conoscere il soggetto e poi fotografarlo”. Sembra banale, ma conoscere un soggetto non è importante solo per poter evitare di fare danni, ma anche per poterlo fotografare meglio. Capita spesso per esempio di incontrare fotografi convinti di poter fotografare una mantide religiosa o un cervo volante in qualsiasi momento della bella stagione o in qualsiasi prato preso casualmente e rimanere delusi, questo perché gli insetti hanno spesso un periodo di comparsa molto breve o preferenze per habitat molto specifici.

A differenza dei soggetti più comuni della fotografia naturalistica come uccelli e mammiferi gli invertebrati sono tendenzialmente più “in secondo piano”: questo significa che generalmente vengono fotografati con minor frequenza e quindi subiscono un minor disturbo ma anche che sono spesso poco conosciuti e considerati come animali a cui tutto sommato non si possono arrecare gravi danni. Questo naturalmente non è vero ed è dovuto in gran parte alla percezione distorta che molti, fotografi compresi, hanno del mondo naturale. Facciamo un esempio per capirci meglio: immagino che molti vedendo una libellula stranamente immobile su un filo d’erba provereste a spostarla in un posatoio che risulti più “fotogenico” prendendola per le ali e spostandola, per esempio, su un fiore. Mettiamo il caso in cui quella libellula fosse stata immobile sul filo d’erba perché immatura, ovvero appena uscita dalla vecchia “pelle” di pupa e fosse stata immobile sul filo d’erba perché le ali ancora in fase di indurimento non le consentivano di volare. Voi prendendola per le ali l’avreste condannata a morte perché il grasso della pelle impedirà un corretto indurimento e distensione delle ali. Se invece si fa la stessa operazione con dei guanti e ad un esemplare adulto non si arreca alcun danno fisico all’animale.

 

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Considerazioni generali 

Dal punto di vista della giurisprudenza è legale fare qualsiasi cosa nel caso di specie di insetti non protette, perché gli invertebrati non sono inseriti nelle normative che regolano le sperimentazioni e i diritti degli animali. Quindi potrei anche uccidere un esemplare per fotografarlo perché non è vietato dalla legge.

Quello che secondo me dobbiamo chiederci, però, è se questo sia in linea con l’etica di un fotografo naturalista. Partiamo innanzitutto dal presupposto che nessun fotografo disturbando un insetto o spostandolo di qualche metro mette a rischio la popolazione, perché gli insetti hanno dimensioni di popolazione molto grandi e una life history (traducibile con ciclo vitale) che lega lo stato di una popolazione alle condizioni ambientali e alla mortalità estrinseca dovuta a parassitoidi e predatori. Per fare un esempio, facendo 150km in macchina uccideremmo un numero di insetti molto superiore a quello che può uccidere un entomologo in tutta la sua vita. Non si rischia quindi di mettere a rischio una popolazione di una specie di insetto spostando un esemplare da uno stelo all’altro. Dato ciò, però, dobbiamo chiederci: da fotografi naturalisti dovremmo farlo? Il nostro obiettivo o almeno l’obiettivo di quelli che sono veri fotografi naturalisti dovrebbe essere di documentare le bellezze naturali e usare le immagini per sensibilizzare le persone verso il mondo naturale. Questo implica anche che dobbiamo essere i primi a rispettare la natura e ad evitare di essere poco credibili. Lo scopo di portare a casa lo scatto giustifica l’aver infastidito o danneggiato o ucciso un insetto? Io credo di no, anche perché ci sono molti modi per ottenere scatti belli senza danneggiare gli esemplari. Io studiando la sistematica degli insetti e facendo campionamenti per motivi di studio devo uccidere molti esemplari, comunque una percentuale insignificante rispetto alla popolazione totale, ma per fare una foto in natura non ucciderei un esemplare che poi non mi serve per la preparazione e lo studio. In più molte volte gli insetti vengono uccisi o spostati o manipolati per ottenere scatti meramente estetici che non danno nessuna informazione utile sul comportamento o sulla biologia di quell’animale, anzi sono controproducenti. Ricordo un fotografo che aveva posato un Dorcadion, che è un coleottero tipico dei prati aridi e che non si sposta mai dal suolo, su un fiore di orchidea. La foto senz’altro era bella, ma totalmente irrealistica. Ancora ricordo un fotografo che aveva fotografato una mantide del paleartico orientale (proveniente dall’Asia) di notte usando come sfondo le cime delle dolomiti. Certamente una foto bellissima e tecnicamente impeccabile, peccato che sarebbe come fotografare un panda sopra una palma da datteri in Tunisia durante una tempesta di sabbia, con l’unica differenza che il panda è molto conosciuto e tutti avrebbero etichettato la foto come poco credibile. Non vedo quindi che valore aggiunto, dal punto di vista naturalistico, abbia mettere delle goccioline di glicerina su una farfalla per avere il riflesso del fiore o posare un insetto su un fiore quando non ha abitudini floricole.

In conclusione, se il nostro scopo è documentare le bellezze della natura e farle conoscere perché dobbiamo cambiare in modo innaturale le condizioni in cui troviamo un insetto? La linea guida generale che dobbiamo seguire a mio parere è “fotografare senza arrecare danno agli individui e mettendo al primo posto l’aspetto documentativo e in secondo posto quello estetico”.

 

Aspetti legali

Esistono 3 livelli di protezione della fauna selvatica: la normativa CITES (Convention on International Trade of Endangered Species) che è mondiale, la direttiva habitat a livello europeo e le leggi regionali che valgono al’interno delle regioni italiane che le hanno formulate e rese effettive. In modo particolare la fauna minore è inserita nella legge regionale sulla fauna minore ed include anfibi, rettili e invertebrati. Per fare un esempio con gli insetti Parnassius apollo è inserito in CITES, Lycaena dispar nella direttiva habitat e Oryctes nasicornis è protetto solo dalla regione Toscana.

Ci sono diversi livelli di protezione: alcune specie sono protette a livello mondiale e altre a livello regionale, questo influisce soprattutto sulle miusre di protezione maggiori per le specie più protette.

è legale manipolare un insetto? Tipo prendere con le mani una mantide o un cervo volante? Oppure, ci sono specie che si possono manipolare e altre più protette che non si possono toccare?

Dal punto di vista della giurisprudenza è legale fare qualsiasi cosa nel caso di specie non protette, perché gli invertebrati non sono inseriti nelle normative che regolano le sperimentazioni e i diritti degli animali. Per il resto vedi discorso generale.

 

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cervo volante, Lucanus cervus, Stag Beetle, Hirschkäfer, lucane cerf-volant

 

Linee guida 

Ecco quindi alcune regole generali di ciò che è meglio non fare quando si fotografano degli invertebrati, ma consideratelo come un’infarinatura, è sempre necessario informarsi sulla biologia dei soggetti!

-La conoscenza: studiare a fondo la vita degli Invertebrati e soprattutto dei soggetti che si vuole fotografare, imparare a riconoscerli è fondamentale.

-Saper riconoscere le specie è importante anche dal punto di vista etico e legale perché alcune specie sono protette e non possono essere catturate/manipolate. Studiare anticipatamente quali sono le specie protette è dunque di fondamentale importanza.

-Le specie protette possono essere comunque fotografate evitando però ogni tipo di interazione con i soggetti e con l’ambiente in cui vivono; quando si ha a che fare con specie protette non si può e non si deve neanche spostare una foglia o un sasso negli ambienti in cui esse vivono.

-Le specie non sottoposte a protezione possono essere catturate e manipolate ma bisogna farlo in modo corretto e con estrema delicatezza; se non si è esperti è meglio rinunciare. È più facile e molto meno pericoloso per il soggetto, sfruttare le prime ore del mattino quando gli Insetti sono immobili sulla vegetazione e spostare il soggetto direttamente sullo stelo su cui si trova.

-Quando si cattura e/o si sposta un soggetto è importante rimetterlo al suo posto dopo averlo fotografato e tenerlo per il minor tempo possibile. Lo spostamento può avere delle conseguenze infatti, dipende dal tipo di insetti e dal momento. Per esempio, nel caso della libellula citata nell’introduzione uno spostamento può avere conseguenze o meno in base alla maturità dell’esemplare e al modo in cui si mette in atto la manipolazione. Un altro esempio può essere l’accoppiamento: se un maschio si sta per accoppiare con una femmina e lo si sposta probabilmente si impedisce che questo maschio si riproduca.

-tagliare uno stelo con una farfalla dormiente può avere conseguenze? Dipende sempre dalla farfalla e dalla pianta che si sta tagliando. Se si taglia un filo d’erba secco con una farfalla che è ancora fredda per la temperatura notturna non si fanno danni. Diversamente se si parla di una pianta protetta o di una pianta viva o di un fiore o se si parla di una specie di farfalla protetta per cui è sempre meglio evitare le manipolazioni.

- spruzzare acqua su una farfalla dormiente può avere conseguenze? Sì, gli insetti al mattino presto devono, per potersi muovere, alzare la temperatura corporea. Per fare questo sfruttano la temperatura esterna che al mattino cresce e la termogenesi mediata dall’azione dei muscoli alari. Se si spruzza acqua si raffreddano ulteriormente e sicuramente non si favorisce l’individuo. Questo però, in generale, non ha conseguenze sulla sopravvivenza dell’individuo e sicuramente non sulla sopravvivenza della popolazione. Nonostante questo si sconsiglia di spruzzare acqua sugli insetti, è infatti sufficiente uscire nelle ore giuste per trovare i soggetti immobili e ricoperti da rugiada naturale. Lo stesso discorso vale per il refrigeramento (non congelamento): non è vietato dalla legge per le specie non protette ma sarebbe da evitare, sfruttando invece il refrigeramento naturale delle prime ore del mattino.

-L’uso di sostanze come cryospray o glicerina o altri prodotti chimici che non siano acqua come già detto dal punto della giurisprudenza non è vietato su specie di Insetti non protette, però dal punto di vista dell’animale è assolutamente dannoso, soprattutto nel caso della glicerina che non evapora e invischia le appendici e le setole. I fotografi dovrebbero quindi assolutamente evitare queste tecniche.

-Anche congelare o uccidere deliberatamente un Insetto oppure incollarlo o legarlo, sebbene non sia  vietato dalla giurisprudenza per le specie non protette risulta assolutamente non etico e molto scorretto; queste tecniche dunque vanno evitate totalmente. Basta aspettare che le farfalle diurne naturalmente si raffreddino e quindi si immobilizzino verso sera o che le diurne si posino di giorno. Bisogna imparare a sfruttare i momenti giusti per fotografare che fanno parte del ciclo vitale naturale di una specie piuttosto che dover creare le condizioni in modo artificiale. Oltre che eticamente migliore come scelta consente anche di ottenere foto più naturali.

-Allevare in casa bruchi raccolti in natura è vietato? No, anzi, se fatto con i giusti accorgimenti può essere d’aiuto. Per esempio, da anni un amico entomologo raccoglie i bruchi di Z. cassandra che trova nel fosso sotto casa per poi allevarli ed evitare che vengano uccisi quando passano i mezzi del comune per tagliare l’erba delle sponde, cosa che non si dovrebbe fare, peraltro, trattandosi di un ambiente e di una specie minacciati.

 

Link utili:

Scarica la legge della direttiva habitat (4371992)

Fauna italiana protetta:

Portale sulla fauna minore della regione Emilia-Romagna

 

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