Gli
Invertebrati, inclusi gli insetti, sono tipici soggetti
della fotografia così detta “macro” praticata da
numerosissimi fotografi in tutto il territorio italiano.
Come
per altre tipologie di fotografia naturalistica, anche
tra i fotografi appassionati di macro si distinguono due
fazioni, i “puristi” che, per un’etica personale,
preferiscono non interagire in nessun modo col soggetto
e con l’ambiente e fotografano in condizioni totalmente
naturali e i “non-puristi” che utilizzano tecniche che
prevedono lo spostamento del soggetto e/o una sua
manipolazione al fine di avere la luce e lo sfondo
migliore. Nel caso degli Insetti e molte altre specie di
Inverterbati, la cattura e manipolazione dei soggetti
non è vietata da alcuna legge, con l’eccezione di alcune
specie particolarmente protette, dunque le pratiche
fotografiche dei “non-puristi” non sono illegali e non
possono essere criticate solo perché si appartine alla
fazione dei “puristi”. Ovviamente c’è modo e modo per
catturare un soggetto, per spostarlo e/o per maneggiarlo
e queste operazioni vanno fatte con delicatezza, con
tecnica, con conoscenza approfondita. Ovviamente anche
per i “non-puristi” è da evitare certi tipi di pratiche
assolutamente non etiche come ad esempio l’uccisione
volontaria dei soggetti, l’uso di sostanze chimiche
pericolose, l’uso di colla o altri sistemi per fissare
gli insetti sui posatoi.
Mentre avere una certa etica è giusto e doveroso, gli
estremismi dovrebbero sempre essere evitati. Criticare
aspramente fotografi che, in modo del tutto legale,
spostano un insetto, con le dovute cautele e le
necessarie conoscenze, temporaneamente, per ottenere una
foto migliore, non è il modo più giusto per confrontarsi
con gli altri anche perché anche il fotografo “purista”
con una certa super-etica ha i suoi scheletri
nell’armadio:
-andare in auto per raggiungere il posto vuol dire
uccidere “involontariamente” lungo tutto il tragitto
decine di insetti
-Camminare a piedi nei prati anche facendo attenzione
può avere le stesse conseguenze del punto precedente.
-Fotografare un insetto senza spostarlo significa
muoversi molto intorno al soggetto per trovare
l’inquadratura migliore, più libera da ostacoli etc ma
questo può voler dire disturbare/uccidere tutti gli
altri invertebrati nei dintorni
Come per tutti gli altri
esseri viventi anche con gli artropodi e gli altri
invertebrati vale la regola generale “prima conoscere il
soggetto e poi fotografarlo”. Sembra banale, ma
conoscere un soggetto non è importante solo per poter
evitare di fare danni, ma anche per poterlo fotografare
meglio. Capita spesso per esempio di incontrare
fotografi convinti di poter fotografare una mantide
religiosa o un cervo volante in qualsiasi momento della
bella stagione o in qualsiasi prato preso casualmente e
rimanere delusi, questo perché gli insetti hanno spesso
un periodo di comparsa molto breve o preferenze per
habitat molto specifici.
A differenza dei soggetti più
comuni della fotografia naturalistica come uccelli e
mammiferi gli invertebrati sono tendenzialmente più “in
secondo piano”: questo significa che generalmente
vengono fotografati con minor frequenza e quindi
subiscono un minor disturbo ma anche che sono spesso
poco conosciuti e considerati come animali a cui tutto
sommato non si possono arrecare gravi danni. Questo
naturalmente non è vero ed è dovuto in gran parte alla
percezione distorta che molti, fotografi compresi, hanno
del mondo naturale. Facciamo un esempio per capirci
meglio: immagino che molti vedendo una libellula
stranamente immobile su un filo d’erba provereste a
spostarla in un posatoio che risulti più “fotogenico”
prendendola per le ali e spostandola, per esempio, su un
fiore. Mettiamo il caso in cui quella libellula fosse
stata immobile sul filo d’erba perché immatura, ovvero
appena uscita dalla vecchia “pelle” di pupa e fosse
stata immobile sul filo d’erba perché le ali ancora in
fase di indurimento non le consentivano di volare. Voi
prendendola per le ali l’avreste condannata a morte
perché il grasso della pelle impedirà un corretto
indurimento e distensione delle ali. Se invece si fa la
stessa operazione con dei guanti e ad un esemplare
adulto non si arreca alcun danno fisico all’animale.
Dal punto di vista della
giurisprudenza è legale fare qualsiasi cosa nel caso di
specie di insetti non protette, perché gli invertebrati
non sono inseriti nelle normative che regolano le
sperimentazioni e i diritti degli animali. Quindi potrei
anche uccidere un esemplare per fotografarlo perché non
è vietato dalla legge.
Quello che secondo me
dobbiamo chiederci, però, è se questo sia in linea con
l’etica di un fotografo naturalista. Partiamo
innanzitutto dal presupposto che nessun fotografo
disturbando un insetto o spostandolo di qualche metro
mette a rischio la popolazione, perché gli insetti hanno
dimensioni di popolazione molto grandi e una life
history (traducibile con ciclo vitale) che lega lo stato
di una popolazione alle condizioni ambientali e alla
mortalità estrinseca dovuta a parassitoidi e predatori.
Per fare un esempio, facendo 150km in macchina
uccideremmo un numero di insetti molto superiore a
quello che può uccidere un entomologo in tutta la sua
vita. Non si rischia quindi di mettere a rischio una
popolazione di una specie di insetto spostando un
esemplare da uno stelo all’altro. Dato ciò, però,
dobbiamo chiederci: da fotografi naturalisti dovremmo
farlo? Il nostro obiettivo o almeno l’obiettivo di
quelli che sono veri fotografi naturalisti dovrebbe
essere di documentare le bellezze naturali e usare le
immagini per sensibilizzare le persone verso il mondo
naturale. Questo implica anche che dobbiamo essere i
primi a rispettare la natura e ad evitare di essere poco
credibili. Lo scopo di portare a casa lo scatto
giustifica l’aver infastidito o danneggiato o ucciso un
insetto? Io credo di no, anche perché ci sono molti modi
per ottenere scatti belli senza danneggiare gli
esemplari. Io studiando la sistematica degli insetti e
facendo campionamenti per motivi di studio devo uccidere
molti esemplari, comunque una percentuale insignificante
rispetto alla popolazione totale, ma per fare una foto
in natura non ucciderei un esemplare che poi non mi
serve per la preparazione e lo studio. In più molte
volte gli insetti vengono uccisi o spostati o manipolati
per ottenere scatti meramente estetici che non danno
nessuna informazione utile sul comportamento o sulla
biologia di quell’animale, anzi sono controproducenti.
Ricordo un fotografo che aveva posato un Dorcadion, che
è un coleottero tipico dei prati aridi e che non si
sposta mai dal suolo, su un fiore di orchidea. La foto
senz’altro era bella, ma totalmente irrealistica. Ancora
ricordo un fotografo che aveva fotografato una mantide
del paleartico orientale (proveniente dall’Asia) di
notte usando come sfondo le cime delle dolomiti.
Certamente una foto bellissima e tecnicamente
impeccabile, peccato che sarebbe come fotografare un
panda sopra una palma da datteri in Tunisia durante una
tempesta di sabbia, con l’unica differenza che il panda
è molto conosciuto e tutti avrebbero etichettato la foto
come poco credibile. Non vedo quindi che valore
aggiunto, dal punto di vista naturalistico, abbia
mettere delle goccioline di glicerina su una farfalla
per avere il riflesso del fiore o posare un insetto su
un fiore quando non ha abitudini floricole.
In conclusione, se il nostro
scopo è documentare le bellezze della natura e farle
conoscere perché dobbiamo cambiare in modo innaturale le
condizioni in cui troviamo un insetto? La linea guida
generale che dobbiamo seguire a mio parere è
“fotografare senza arrecare danno agli individui e
mettendo al primo posto l’aspetto documentativo e in
secondo posto quello estetico”.
Esistono 3 livelli di
protezione della fauna selvatica: la normativa CITES
(Convention on International Trade of Endangered Species)
che è mondiale, la direttiva habitat a livello europeo e
le leggi regionali che valgono al’interno delle regioni
italiane che le hanno formulate e rese effettive. In
modo particolare la fauna minore è inserita nella legge
regionale sulla fauna minore ed include anfibi, rettili
e invertebrati. Per fare un esempio con gli insetti
Parnassius apollo è inserito in CITES, Lycaena
dispar nella direttiva habitat e Oryctes
nasicornis è protetto solo dalla regione Toscana.
Ci sono diversi livelli
di protezione: alcune specie sono protette a livello
mondiale e altre a livello regionale, questo influisce
soprattutto sulle miusre di protezione maggiori per le
specie più protette.
è legale manipolare un
insetto? Tipo prendere con le mani una mantide o un
cervo volante? Oppure, ci sono specie che si possono
manipolare e altre più protette che non si possono
toccare?
Dal punto di vista della
giurisprudenza è legale fare qualsiasi cosa nel caso di
specie non protette, perché gli invertebrati non sono
inseriti nelle normative che regolano le sperimentazioni
e i diritti degli animali. Per il resto vedi discorso
generale.
Ecco quindi alcune regole
generali di ciò che è meglio non fare quando si
fotografano degli invertebrati, ma consideratelo come
un’infarinatura, è sempre necessario informarsi sulla
biologia dei soggetti!
-La conoscenza: studiare a
fondo la vita degli Invertebrati e soprattutto dei
soggetti che si vuole fotografare, imparare a
riconoscerli è fondamentale.
-Saper riconoscere le specie
è importante anche dal punto di vista etico e legale
perché alcune specie sono protette e non possono essere
catturate/manipolate. Studiare anticipatamente quali
sono le specie protette è dunque di fondamentale
importanza.
-Le specie protette possono
essere comunque fotografate evitando però ogni tipo di
interazione con i soggetti e con l’ambiente in cui
vivono; quando si ha a che fare con specie protette non
si può e non si deve neanche spostare una foglia o un
sasso negli ambienti in cui esse vivono.
-Le specie non sottoposte a
protezione possono essere catturate e manipolate ma
bisogna farlo in modo corretto e con estrema
delicatezza; se non si è esperti è meglio rinunciare. È
più facile e molto meno pericoloso per il soggetto,
sfruttare le prime ore del mattino quando gli Insetti
sono immobili sulla vegetazione e spostare il soggetto
direttamente sullo stelo su cui si trova.
-Quando si cattura e/o si
sposta un soggetto è importante rimetterlo al suo posto
dopo averlo fotografato e tenerlo per il minor tempo
possibile. Lo spostamento può avere delle
conseguenze infatti, dipende dal tipo di insetti e dal
momento. Per esempio, nel caso della libellula citata
nell’introduzione uno spostamento può avere conseguenze
o meno in base alla maturità dell’esemplare e al modo in
cui si mette in atto la manipolazione. Un altro esempio
può essere l’accoppiamento: se un maschio si sta per
accoppiare con una femmina e lo si sposta probabilmente
si impedisce che questo maschio si riproduca.
-tagliare uno stelo con
una farfalla dormiente può avere conseguenze? Dipende
sempre dalla farfalla e dalla pianta che si sta
tagliando. Se si taglia un filo d’erba secco con una
farfalla che è ancora fredda per la temperatura notturna
non si fanno danni. Diversamente se si parla di una
pianta protetta o di una pianta viva o di un fiore o se
si parla di una specie di farfalla protetta per cui è
sempre meglio evitare le manipolazioni.
- spruzzare acqua su una
farfalla dormiente può avere conseguenze? Sì, gli
insetti al mattino presto devono, per potersi muovere,
alzare la temperatura corporea. Per fare questo
sfruttano la temperatura esterna che al mattino cresce e
la termogenesi mediata dall’azione dei muscoli alari. Se
si spruzza acqua si raffreddano ulteriormente e
sicuramente non si favorisce l’individuo. Questo però,
in generale, non ha conseguenze sulla sopravvivenza
dell’individuo e sicuramente non sulla sopravvivenza
della popolazione. Nonostante questo si sconsiglia di
spruzzare acqua sugli insetti, è infatti sufficiente
uscire nelle ore giuste per trovare i soggetti immobili
e ricoperti da rugiada naturale. Lo stesso discorso vale
per il refrigeramento (non congelamento): non è vietato
dalla legge per le specie non protette ma sarebbe da
evitare, sfruttando invece il refrigeramento naturale
delle prime ore del mattino.
-L’uso di sostanze come
cryospray o glicerina o altri prodotti chimici che non
siano acqua come già detto dal punto della
giurisprudenza non è vietato su specie di Insetti non
protette, però dal punto di vista dell’animale è
assolutamente dannoso, soprattutto nel caso della
glicerina che non evapora e invischia le appendici e le
setole. I fotografi dovrebbero quindi assolutamente
evitare queste tecniche.
-Anche congelare o
uccidere deliberatamente un Insetto oppure incollarlo o
legarlo, sebbene non sia vietato dalla giurisprudenza
per le specie non protette risulta assolutamente non
etico e molto scorretto; queste tecniche dunque vanno
evitate totalmente. Basta aspettare che le farfalle
diurne naturalmente si raffreddino e quindi si
immobilizzino verso sera o che le diurne si posino di
giorno. Bisogna imparare a sfruttare i momenti giusti
per fotografare che fanno parte del ciclo vitale
naturale di una specie piuttosto che dover creare le
condizioni in modo artificiale. Oltre che eticamente
migliore come scelta consente anche di ottenere foto più
naturali.
-Allevare in casa bruchi
raccolti in natura è vietato? No, anzi, se fatto con i
giusti accorgimenti può essere d’aiuto. Per esempio, da
anni un amico entomologo raccoglie i bruchi di Z.
cassandra che trova nel fosso sotto casa per poi
allevarli ed evitare che vengano uccisi quando passano i
mezzi del comune per tagliare l’erba delle sponde, cosa
che non si dovrebbe fare, peraltro, trattandosi di un
ambiente e di una specie minacciati.
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